“Habemus Hominem” la prima opera d’arte condivisa

Habemus Hominem

Tutto sembra vivo in questa opera marmorea. Dalla scultura emergono armoniosi particolari: le sottili venature su entrambe le braccia, le spesse rughe che ricoprono tutto il volto, il gracile e sofferente corpo.

Un volto, quello della stauta, che trasuda angoscia. Un’angoscia che è possibile cogliere osservando lo sguardo perso nel vuoto.

“Habemus Hominem”, così chiamata dal suo creatore, l’artista ciociaro Jacopo Cardillo, in arte Jago, è una scultura che rappresenta la parte “umana” dell’ex Papa Ratzinger. Jago ha eliminato l’aurea di sacralità per donare un volto più umano e veritiero.

Come spiega Benedetta Maria Teresa, critica d’arte: “quest’opera rappresenta il travaglio di un uomo prigioniero delle vicende”. Ebbene sì, Jago ha volutamente espresso la nudità del cardinale, proprio per cogliere la fragilità e la debolezza che lo ha avvolto nel momento più tragico della sua vita: le dimissioni da Santo Padre.

Un’opera d’arte condivisibile

Oltre a essere una splendida opera d’arte, “Habemus Hominem” può essere definita la prima opera d’arte condivisa. Ora mi spiego meglio.

La condivisone dell’opera è un’idea della start-up italo-francese Feral Horses, fondata da tre giovani “geni” (a mio parere) la cui mission è rendere accessibile l’arte a tutti. Da qui nasce l’idea.

Il 25 gennaio scorso, presso il Palazzo Doria Pamphilj di Roma, si è svolta la prima vendita. Habemus Hominem è stato acquistata da oltre 600 persone che, con un contributo minimo di 20 euro, sono diventate comproprietarie dell’opera. Cioè, ogni persona possiede una piccola quota della statua.

Come hanno affermato gli ideatori  “si può acquistare opere d’arte in comproprietà e vederle esposte nei più importanti musei e fondazioni internazionali tramite un sistema di prestiti e collaborazioni”. Inoltre “la comproprietà e il prestito museale permettono a chiunque di sostenere e investire negli artisti dando visibilità alle loro opere, che altrimenti rimarrebbero ‘nascoste’ nelle case dei collezionisti. Inoltre, dopo il periodo di prestito della durata di 10 anni, l’opera verrà rivenduta e i profitti liquidati in proporzione tra tutti gli investitori che ne hanno reso possibile il percorso”.

Questo innovativo progetto di start-up è stato scelto da Google e Financial Times tra i 100 digital pioneers d’Europa.

Curiosità. La statua inizialmente era stata commissionata dal Vaticano nel 2009. Ovviamente essendo un’opera pontificia, il busto era “coperto”. Solo quando, nel 2013, Benedetto XVI si dimise, Jago ebbe un’idea geniale: spogliare letteralmente la statua, per rivelare l’uomo dietro quella carica.

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