Ancorati, che è meglio!

ancorati

Ciò che dici. Ciò che fai. Sono due grandi tronconi da cui siamo partiti per dipingere le pareti della stanza in cui ci troviamo.

Abbiamo deciso come sentirci nell’affrontare questa stupenda gita e lo abbiamo fatto usando gli utensili che avevamo nella cassetta degli attrezzi delle parole. Abbiamo stabilito lo stato d’animo con cui approcciarci alle situazioni della vita e conosciuto le domande come strumento di scoperta e approfondimento.

Al ciò che dici si accosta il ciò che fai.

Le parole sono accompagnate da un insieme di gesti, azioni e comportamenti che incorniciano il messaggio o –alle volte– sono esse stesse messaggio.

Quando hai finito lo shopping in un grande magazzino e imbocchi l’uscita e proprio mentre stai varcando la soglia sorridente senti il rumore fastidioso delle bande che segnalano il passaggio di merce con l’antitaccheggio inserito, la prima cosa che fai è controllare se qualcuno ti sta guardando e alzi le braccia quasi come per dire “no, ma io non c’entro nulla!”.

Bene, il comportamento messo in atto è una forma di ancoraggio: il suono delle bande all’ingresso è una cosiddetta ancora che innesca un comportamento automatico.

Molte cose possono essere ancora, poiché a molte immagini, suoni, profumi si può collegare strettamente un ricordo: sono considerati programmi appresi e sono stato d’animo-dipendenti!

Il processo tramite cui una risposta interiore è associata ad una esperienza esterna o interna è chiamato ancoraggio.

Infatti come un’ancora diventa un punto di riferimento per una determinata esperienza.

Perché è importante riconoscere un’ancora? Lo è perché –come i padri della PNL insegnano– diventa possibile estrarre il processo e riproporlo nel momento utile!

Per creare un’ancora è necessario rispettare 5 condizioni:

  1. Utilizza uno stimolo unico e particolare
  2. Calibra lo stato in modo tale da avere la massima intensità
  3. Fai in modo che l’ancora sia pura
  4. Abbi tempismo
  5. Considera il contesto

È importante che tu abbia chiaro il risultato che vuoi raggiungere e che tu decida lo stato che vuoi ancorare. Solo a quel punto puoi ancorare lo stato d’animo seguendo i criteri di cui sopra e infine verificarne l’efficacia attivando e disattivando l’ancora più volte e monitorando la reazione.

Prima di affrontare i colloqui di lavoro, una riunione importante, un discorso in pubblico respira profondamente, decidi come vuoi sentirti e ancora un gesto (ad esempio la stretta di un pugno!). Tienilo forte fino a quando senti la massima intensità dello stato d’animo e solo allora disattiva l’ancora. Ripeti i passaggi più volte e…violà!

È pacifico che le ancore esistano, Pavlov lo provò con il gioco dei cani e della campanella.

Possono essere riconosciute e utilizzate, oppure no. Sono strumento, sono lì dentro la cassetta degli attrezzi e richiamano la tua attenzione ad un miglioramento. Deciderai tu se usarle o meno. Io mi permetto soltanto di rubare le parole di bocca al buon Puffo Quattrocchi per dirti:

Ancorati, che è meglio!

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