Brand: oltre l’autoreferenzialità

egocentrismo brand

Nel mondo odierno, dove la comunicazione, offline e online, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare le percezioni dei consumatori, i brand devono
giocoforza adattarsi a nuove strategie per rimanere rilevanti e coinvolgenti.
L’autoreferenzialità, una pratica molto comune in passato, si sta rivelando sempre più obsoleta e controproducente.

Abbracciare il cambiamento: la fine dell’autoreferenzialità

Cosa significa per un brand essere autoreferenziale? Significa concentrarsi esclusivamente su sé stessi, essere ego-riferiti, raccontare storie obsolete e irrilevanti
che non si connettono più con il consumatore moderno, sempre più in balia di messaggi e comunicazioni di ogni tipo.
Un brand autoreferenziale tende a comunicare in modo egocentrico, parlando di sé stesso, dei propri prodotti o servizi, dei propri successi, senza stabilire un reale dialogo con il proprio pubblico. É un approccio egoistico che non tiene affatto conto delle necessità e delle aspettative dei consumatori.
Il rischio? Alienare i consumatori invece di coinvolgerli.

Immagina un brand autoreferenziale che trasforma ogni interazione sui social media in un momento di autocelebrazione sfrenata, dove ogni post è un’opportunità per brillare senza curarsi minimamente degli altri.
È come se credesse che il mondo ruoti attorno a sé e alle sue prodezze, anche se nessuno sta realmente partecipando.

Ecco, ora pensa a una persona egocentrica, che trasforma ogni conversazione in un monologo su di sé. Ogni argomento è un’occasione per mettersi in mostra, per vantarsi, senza interessarsi minimamente agli altri.
È come se credesse che il mondo giri attorno a lui e ai suoi successi, anche se nessuno sta davvero prestando attenzione.

Entrambi sono così concentrati su se stessi che finiscono per perdere di vista il vero obiettivo: instaurare relazioni autentiche e significative. Che si tratti di un brand o di una persona, un’eccessiva dose di autoreferenzialità può lasciare un retrogusto amaro e spingere gli altri a cercare altrove un vero coinvolgimento e interazione. Oggi i consumatori cercano esperienze autentiche e connessioni significative con i brand che scelgono di supportare.
In altre parole, cercano “storie”, “narrazioni”, in cui sentirsi coinvolti.

5 Esempi di brand che hanno puntato tutto sull’emozione… dell’utente!

La potenza della narrazione e delle storie rilevanti dimostrano chiaramente l’efficacia della comunicazione centrata sullo user finale, come in queste case history di cui avrai sicuramente sentito parlare.

1) Nike: Dream Crazy

Un esempio storico è quello di Nike e della sua campagna “Dream Crazy”

Piuttosto che parlare di sé stessa, Nike ha scelto di abbracciare una causa sociale, evidenziando storie di coraggio e determinazione. Il risultato? Un impatto duraturo sulla percezione del brand e un aumento significativo dell’engagement dei consumatori. La chiave per una comunicazione coinvolgente: la connessione emotiva. I brand devono aspirare a creare connessioni emotive con il proprio pubblico. Questo si traduce nell’ascolto attivo dei bisogni e dei desideri del consumer (reale o potenziale) e nella creazione di contenuti che si sintonizzino con le sue esperienze di vita.

2) Starbucks: Meet me at Starbucks

Starbucks, ad esempio nel 2014, ha adottato un approccio centrato sul cliente attraverso la sua campagna “Meet me at Starbucks”, che ha condiviso storie di
persone reali che si incontrano nei suoi caffè per connettersi e condividere momenti speciali. I punti vendita Starbucks come luoghi di incontro e socializzazione, con enfasi all’importanza dei momenti speciali trascorsi nei suoi locali. Una vera connessione emotiva con i consumatori, non c’è che dire.

3) Dove: Real Beauty

Anche la campagna “Real Beauty” di Dove ha rivoluzionato l’industria della bellezza focalizzandosi sulla promozione della diversità e dell’autostima femminile. Attraverso video commoventi e testimonianze di donne reali, Dove ha promosso un dialogo aperto sulla bellezza autentica e ha incoraggiato le donne a sentirsi belle proprio come sono, senza alcun filtro.

4) Burger King: Moldy Whopper

Nel 2022, Burger King ha lanciato l’innovativa campagna pubblicitaria “Moldy Whopper”. In questa campagna, il brand ha mostrato immagini in time-lapse di un whopper (hamburger a base di carne di manzo alla griglia, servito in un panino di sesamo con ingredienti come lattuga, pomodoro, cipolla, cetrioli, formaggio, ketchup e maionese noto per le sue dimensioni generose e per essere uno dei prodotti più iconici e popolari del menu di Burger King) che andava in decomposizione nel corso del tempo, sottolineando l’assenza di conservanti artificiali nei loro hamburger.


La campagna è stata accompagnata dallo slogan The beauty of no artificial preservatives, sottolineando l’impegno del marchio per ingredienti naturali e freschi.
Questa campagna ha suscitato un forte impatto emotivo, incoraggiando i consumatori a riflettere sulla qualità degli ingredienti nei loro cibi e sulla trasparenza del marchio.

5) Amazon: Boxes bring smiles


Infine, altro esempio di campagna marketing emozionale quella di Amazon dal titolo “Boxes bring smiles” con focus sulle emozioni positive associate alla ricezione di un pacco. Attraverso video commoventi che mostravano persone che ricevevano pacchi e reagivano con gioia e gratitudine, Amazon ha sottolineato l’impatto positivo che i suoi servizi possono avere sulla vita quotidiana delle persone.


Utilizzare il dialogo emotivo con i consumatori crea connessioni significative e promuove messaggi di speranza, solidarietà e cambiamento sociale.
Il parlarsi addosso oramai è sempre più fuori dalle logiche di comunicazione che puntano alla creazione di una user experience significativa.
In un’era in cui i
consumatori sono bombardati da un flusso incessante di informazioni e pubblicità, è fondamentale per i brand adottare approcci comunicativi che siano centrati sul cliente e orientati alla creazione di valore per l’utente.

Dopo, ma solo dopo arrivano i prodotti.

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