Vivian Maier: storia di una tata fotografa

Vivian Maier - Selfportrait. Credits to vivianmaier.com

Negli ultimi mesi abbiamo assistito al ritorno al cinema della bambinaia più famosa della storia: Mary Poppins. Con i suoi ombrelli volanti e le borse senza fondo, la tata inglese continua a macinare successi. E se ti dicessi che è esistita una tata, magari meno magica, ma sicuramente altrettanto affascinante?

Ricorre quest’anno il decimo anniversario della morte di Vivian Maier, la tata fotografa ante-litteram della street photography.

La sua vita è avvolta nel mistero: di lei si sa solo che è nata nel 1926 a New York da una famiglia di origine francese e che per vivere faceva la bambinaia. Era una persona abbastanza strana sia fisicamente (alta e esile, risultava molto spesso goffa) che caratterialmente. Viene descritta infatti come una ragazza di poche parole, solitaria e che non elargiva molti sorrisi. Vivian aveva poi una caratteristica peculiare: appesa al collo teneva sempre una macchina fotografica con la quale scattava continuamente foto al mondo che la circondava.

Credits to vivianmaier.com

Amava fotografare gente comune, principalmente sconosciuti ripresi lungo le strade, scene di vita quotidiana apparentemente semplici e non particolarmente interessanti, che però grazie ai suoi scatti acquisivano un valore completamente nuovo. Forse anche perché la fotografa era solita scattare le suo foto dal basso verso l’alto: questa prospettiva garantiva al soggetto della foto un valore e una potenza completamente nuovi.

I suoi scatti hanno però un’altra caratteristica: andando ad analizzare bene le foto si nota che molto spesso la vera protagonista è proprio l’autrice. Che sia per via della sua ombra che entra nel campo della foto o per la sua immagine riflessa, Vivian si ritrae molto spesso nei suoi scatti. Forse questo era per lei che non parlava molto, e sembra non avesse molti amici, un modo per interagire con gli altri, entrare nelle loro vite e sentirsi meno sola.

La solitudine è stata, infatti, compagna perenne della tata fotografa. Non scattava le foto per gli altri ma per se stessa, in silenzio.

Fu talmente tanto riservata che gran parte del suo lavoro è stato scoperto per un caso fortuito solo alcuni anni prima della sua morte. Infatti un agente immobiliare venne in possesso, tramite un’asta, di alcuni beni pignorati alla Maier. Tra questi beni c’erano anche alcuni rullini fotografici, che una volta stampati, rivelarono il loro contenuto segreto.

Credit to vivianmaier.com

Negli ultimi anni Vivian ha ottenuto il successo che ha sempre meritato. Più di 150.000 scatti, frutto di oltre 40 anni di lavoro, che non solo mostrano il cambiamento sociale e culturale vissuto a New York e a Chicago nel secondo dopo guerra, ma raccontano la storia di tante vite comuni, a partire da quella dell’autrice che era riuscita a rimanere nell’ombra per tanti anni.

E probabilmente questo è proprio quello che voleva Vivian: tutto questo interesse, questa curiosità e quest’affetto nei suoi confronti l’avrebbero messa in una condizione che non le era propriamente congeniale, per quanto ne sappiamo.

Vuoi saperne di più? Fino al 5 Maggio, a Pavia c’è proprio una mostra a lei dedicata decisamente da non perdere.

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